Sharing Mobility

La sharing mobility è un nuovo modo di intendere la mobilità nel suo complesso che offre ampi servizi e tecnologie digitali favorendo così la condivisione di tragitti e/o veicoli per una maggiore sostenibilità, efficienza e flessibilità nei trasporti. Ad oggi sul territorio nazionale sono attive diverse iniziative di sharing mobility che possiamo raggruppare, a seconda dei servizi resi, nelle seguenti categorie:
  • Ride sharing: è il servizio di condivisione dei posti liberi nei veicoli (car pooling). Incentivato anche da diverse aziende per i propri dipendenti, è risultato tuttavia essere più utilizzato in passato e meno oggi, nonostante ci siano diverse società che forniscano app adatte a questo scopo.
  • Bike sharing: la condivisione di biciclette nelle zone urbane e nei territori prevalentemente pianeggianti (soprattutto del Nord Europa) ha avuto un grande sviluppo e tuttora rappresenta un mercato in constante aumento.
  • Car sharing: settore in crescita specialmente nelle grandi città, dove il noleggio per poche ore (o addirittura minuti) di veicoli adatti a circolare anche in ZTL e di piccolo ingombro sembra essere molto apprezzato. Oltre ai veicoli tradizionali, si stanno diffondendo tipologie di car sharing elettrici come nuovo modello di business trasversale e intermodale.
  • Servizi on demand: reso famoso da note aziende (come Uber), pur avendo incontrato difficoltà nei paesi, come l’Italia, che hanno una legislazione più restrittiva per questo tipo di servizio, sta avendo un enorme successo in tutto il mondo e rappresenta il settore della smart mobility con la crescita maggiore degli ultimi anni.
  • Micro mobilità urbana: si tratta della possibilità di noleggiare temporaneamente piccoli dispositivi elettrici atti al trasporto (principalmente monopattini, ma anche hoverboard e skateboard). L’enorme flessibilità e il minimo ingombro fanno prevedere un boom del settore nei centri urbani piccoli e grandi.

Di che cosa necessita la sharing mobility per potenziare la sua logica di mobilità sostenibile?

Per quanto riguarda il bike sharing sono già state diffuse in alcune città iniziative interessanti per promuovere il mezzo delle due ruote nel tragitto casa-lavoro/casa-scuola (bike to work/bike to school) prevedendo, come incentivo, una corresponsione in denaro commisurata ai chilometri mensili effettuati (per un massimo che può oscillare tra i 30 e i 50 euro mensili). Per quanto riguarda il car sharing, quest’ultimo è già ampiamente diffuso nei grandi centri urbani e metropolitani, ma spesso i piccoli Comuni o piccole città di periferia tendono ad essere escluse da iniziative di questo genere; sarà quindi necessario:
  • diffondere il verbo del car sharing anche nei piccoli Comuni (in alternativa al mezzo di trasporto pubblico) che disporranno di almeno un punto di ricarica elettrico e i ricavi verranno equamente divisi tra Comuni e il gestore del servizio di car sharing;
  • declinare il modello a livello aziendale: le aziende possono mettere a disposizione veicoli elettrici per i propri dipendenti (linea corporate);
  • dislocare auto elettriche nei pressi di stazioni ed aeroporti per dare la possibilità ai pendolari di utilizzare il servizio in modalità intermodale agile e veloce sulla base delle loro esigenze;
  • la pandemia da coronavirus, durante il primo lockdown, ha inciso negativamente sull’utilizzo del car sharing, costringendo la maggioranza dei lavoratori allo smart working e determinando un diminuzione della domanda di mobilità; nella fase di ripresa, invece, si teme un’ulteriore diminuzione della domanda per la paura degli utenti di un servizio poco sicuro. I gestori del servizio hanno però dovuto sostenere ingenti costi sia di mantenimento del servizio che di sanificazione dei veicoli, tuttavia non corrisposti da un’adeguata domanda. Anche gli operatori della mobilità condivisa (quindi non solo del car sharing) devono e dovranno reinventarsi nei prossimi mesi, elaborando soluzioni strategiche che possano attrarre quella parte di utenti che temono maggiormente il rischio di infezione sui mezzi di trasporto pubblico (autobus, metropolitane, tram, ecc.);
  • diffondere modalità di pagamento relative a parcheggi, soste sulle strisce blu, ticket dei mezzi di trasporto pubblici e privati attraverso app e smartphone (Mobile Payment). Più in generale si inserisce il concetto di Mobility as a Service (MaaS): si passa quindi da una visione di trasporto- mobilità gestita in prima persona ad un servizio utilizzabile al bisogno ed in base al concreto utilizzo (pay per use). Si viene così a configurare un sistema fortemente integrato e connesso che mira all’efficienza e alla rapidità;
  • creazione di network che possano sostenere i gestori dei servizi tramite soluzioni condivise che aiutino ad abbattere i costi di gestione ed organizzazione: i risparmi conseguiti possono essere utilizzati per acquistare nuovi strumenti di mobilità sostenibile.

Perchè aderire a ConfMobility

ConfMobility intende essere il punto di riferimento per le aziende, supportandole nell’individuazione di bandi e finanziamenti dedicati per la trasformazione green, offrendo la propria consulenza su corsi di formazione per coloro che saranno, direttamente o indirettamente, coinvolti nel processo di transizione verde e digitale. La nostra organizzazione intende farsi promotrice di un sistema integrato, connesso ed efficiente e che diffonda tra i propri aderenti un modello di networking sulla mobilità sostenibile.
Da ultimo, ConfMobility ha l’obiettivo di creare un sistema logistico in grado di tracciare le performance ambientali dei differenti sistemi e mezzi di mobilità, premiando chi inquina meno.

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